Festa della Beata Vergine Maria Addolorata
Fa' che io sia protetto dalla Croce, che io sia fortificato dalla morte di Cristo, consolato dalla grazia
Dal Vangelo secondo Giovanni 19, 25-27
25 Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. 26 Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». 27 Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.
Commento
La festa della Madonna Addolorata riporta il credente alla centralità dell’esperienza della croce.
Questo stare ai piedi della croce come Maria, come il discepolo, è il segno di una fede che diventa adulta. Ma innanzitutto dobbiamo comprendere: che cos’è il segno della croce?
Abbiamo ascoltato la sintesi di questa esperienza della croce nel passaggio della lettera agli Ebrei: “Cristo, nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito.”
E’ una bugia, perché Gesù Cristo è morto sulla croce! Cosa avrebbe esaudito?
E’ questo il senso profondo della croce. Cristo è stato esaudito, nel senso che non è stato liberato dalla morte di croce, ma è stato liberato da quel morire sulla croce come senso di abbandono di sconfitta, della parola fine sull’esistenza umana.
E’ stato salvato da una morte che disperde, e quel morire sulla croce è diventato luogo eucaristico che noi ancora oggi stiamo celebrando, è diventato seme, che entra nella terra, germoglia e cresce.
Anche per noi, l’educarci a stare ai piedi della croce non vuol dire metterci in ginocchio con forti grida e lacrime e chiedere al Signore che nella nostra vita non ci sia nessuna sofferenza, nessun male, nessuno possa parlare male di noi, nessuno possa avere un’opinione brutta della nostra vita…non è un essere stupidi dicendo che la nostra vita deve essere preservata dal male. Dobbiamo chiedere al Signore che ci sia talmente conformità con il suo progetto di vita, che il male della nostra esistenza, quello che siamo chiamati ad attraversare, serva, cioè si metta al servizio, sia humus, un terreno fecondo, dove stando dentro quella situazione, stando ai piedi di quella croce, la nostra vita possa parlare di altro.
Se abbiamo un’immagine di noi stessi e della vita, figlia della potenza e dell’orgoglio, di chi sta bene e l’ideale della propria vita è solo la salute e lo star bene… allora questo non ci salva, la croce diventa per noi un luogo di bestemmia continua, di insulto nei confronti del progetto di Dio e soprattutto nei confronti del Suo disegno salvifico.
La via educativa di Gesù
Cristo Gesù imparò … anche Lui, imparò l’obbedienza al progetto di Dio da ciò che soffrì.
Significa che la via della croce diventa non solo per Gesù Cristo, ma anche per noi, una scuola, una via educativa che poco per volta ci permette di spogliarci dell’orgoglio salvifico di noi stessi, per cui la nostra vita non deve essere sfiorata dal male, perché di fronte al male noi non sapremmo parlare.
Gesù Cristo ci ha salvato non con i miracoli, ma stando sulla croce, attraversando il mistero della croce, quando poco per volta si è ‘lasciato fare’ dal progetto di Dio, ha messo la sua umanità al servizio gratuito del disegno di Dio, lasciandosi letteralmente mangiare.
Questo è il pane di cui ancora oggi noi ci nutriamo.
Quel gesto che ha posto Gesù sulla croce è un gesto da cui, ancora oggi, noi attingiamo.
E’ stato un amore così sconfinato da non essere esauribile.
Ancora noi oggi possiamo dire che avvicinandoci a questo pane, a questa grazia, noi ritroviamo vita, fecondità per la nostra esistenza.
Per questo, nella sequenza recitata, ci viene chiesto di invocare Maria, perché la prima che ha capito quel luogo come luogo salvifico è stata Lei.
Quella che ci aiuta a rimanere aggrappati a questa croce è Lei, altrimenti noi facilmente fuggiamo da questo luogo che ci possa educare.
Vogliamo imparare davvero di fronte a questi luoghi di sofferenza, che bussano alle porte della nostra vita, come si può amare di più e non solo amare noi stessi, come si può dire la grandezza e la gratuità dell’amore di Dio, che non viene da noi.
Invochiamo con umiltà Maria: aiutaci a rimanere aggrappati!
Maria, ti invoco perché tu possa imprimere nel mio animo i tuoi sentimenti, perché possa anch’io guardare a Gesù come l’hai guardato tu, come ci sei stata tu di fronte alla croce, di fronte a uno che dona la vita senza attirarlo a te, senza strapparlo a questo disegno, senza dire che avevi paura di perderlo…
E’ questo il dono grande che la Chiesa fa di questa immagine di Maria Addolorata, una profonda educatrice che libera la nostra vita dal ripiegamento su noi stessi e la educa ad imparare ad amare fino alla croce, se è necessario, come è la grandezza dell’amore di Dio.
Questo sarà il compimento della nostra vocazione!
Preghiera
Ti osservo, o Maria, mentre, immersa nel più profondo
dolore, accogli sulle tue ginocchia il corpo esanime del tuo Figlio.
Il tuo dolore continua anche quando il suo è terminato. Lo riscaldi
ancora una volta col tuo seno materno, con la bontà e con l'amore
del tuo cuore. O Madre, mi consacro a te in questo momento. Ti
consacro il mio dolore, il dolore di tutti gli uomini. Ti consacro le
persone che sono sole, abbandonate, rifiutate, che sono in lite con
gli altri. Ti consacro il mondo intero. Siano tutti accolti sotto la tua
protezione materna. Fa che il mondo diventi una sola famiglia,
dove tutti si sentano fratelli e sorelle.
Amen