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DOMENICA DELLE PALME (anno C)

Dal Vangelo secondo Lc 19,28-40

33 Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. 34 Gesù
diceva: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno».
Dopo essersi poi divise le sue vesti, le tirarono a sorte.
35 Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: «Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio,
il suo eletto». 36 Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell'aceto, e dicevano: 37 «Se tu sei il re
dei Giudei, salva te stesso». 38 C'era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei.
39 Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!». 40 Ma l'altro lo
rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? 41 Noi giustamente, perché riceviamo il giusto
per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». 42 E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo
regno». 43 Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso».
44 Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. 45 Il velo del
tempio si squarciò nel mezzo. 46 Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto
questo spirò.
47 Visto ciò che era accaduto, il centurione glorificava Dio: «Veramente quest'uomo era giusto». 48 Anche tutte le folle
che erano accorse a questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornavano percuotendosi il petto.


Commento

Gesù ci mostra di cosa è appassionato, che cosa lo comprende, che cosa muove tutta la Sua esistenza, cosa lo sostiene.
La tradizione ci consegna sette parole di Gesù sulla croce, sono prese dai vari Evangelisti.
Tre parole sono solo di Luca, e sono parole che ci dicono tutta l’intensità di un appassionarsi, di un uomo che non fa le cose
perché deve, perché accadono, domina gli avvenimenti. E’ Lui che c’è dentro in pienezza.
Diceva loro: Padre perdona perché non sanno quello che fanno.
Non è superficiale l’evangelista Luca, è un artista, lo veneriamo come patrono dei medici, delle arti, quando scrive in quel
suo greco antico sa bene come calare i verbi, qui usa un tempo particolare, non è il disse, che sta nella costruzione verbale,
la forza, ma mette un imperfetto, diceva, diceva, diceva…
E’ un atto scelto, reiterato, continua a ripetere quasi ad ogni chiodo, ad ogni trafittura, quasi una preghiera, una litania.
E’ quello che ha iniziato a fare allora, e continua a fare ancora oggi, davanti all’uomo che si piega alla violenza, che si
trasfigura, si trasforma davanti alle nostre violenze, al modo con cui risolviamo le cose, dentro il modo con cui stiamo nelle
cose e nelle relazioni, quando mossi dal nostro istinto aggrediamo, ci aggrappiamo, usiamo gli artigli conficcati nella carne
soprattutto negli altri. Quando dimentichiamo quello che ci abita veramente nel profondo e spesso la paura, l’istinto delle
cose ci fa vivere fuori di noi, se in quel momento, se in quella trafittura, se in quel chiodo, se in quella ferita, fossimo
capaci di sentire questa preghiera di Gesù al Padre, ‘Perdonali perché non sanno quello che fanno’, perdonali perché non
sanno quello che valgono. E’ il modo con cui Gesù ci parla di Dio, parla di noi stessi.
‘Padre perdona loro’ continua a ripeterlo ancora oggi, di fronte ad ogni fratello che annega nel mare, ad ogni persona che
muore sotto i colpi della violenza, a ogni proiettile sparato, ad ogni missile che è gettato, di fronte ad ogni accusa che è
levata, di fronte ad ogni urlo nelle nostre case, di fronte ad ogni nostra dimenticanza, diceva, dice, continua a dire ‘Padre
perdona loro’.
Oggi sarai con me in Paradiso
Il dialogo tra Gesù e il ladrone: ‘ricordati di me’, che strano, in tutta una passione dove la gente cerca accuse e situazioni di
colpevolezza, l’unico che dice ‘io ho sbagliato’, noi, giustamente, io per il mio male, ed è l’unico che con questo
atteggiamento guadagna il Paradiso, è l’unico che riconoscendo una vita da ladrone - ha rubato la cosa più importante -
l’unico che riconoscendo la propria miseria è stato colmato del dono più grande, riconoscendo quello che veramente è, un
mendicante, un bisognoso, un povero, un peccatore riceve la cosa più importanza, la pienezza dell’incontro con Gesù.
Questo è il Paradiso , non è un posto, non c’è un indirizzo.
E’ una relazione: oggi sarai con me. Ecco il paradiso.
E’ questa consapevolezza di una mano che è tesa, una grazia che ci è data, che nonostante tutta la nostra violenza,
nonostante tutta la nostra arroganza, le nostre abilità o capacità non potremo mai conquistare.
Il Paradiso non si conquista, magari come la nota frase, può attendere… ma non si conquista.
‘Oggi sarai con me in Paradiso’ è questo quando Gesù dentro quella situazione, quel momento che stai vivendo, dentro
quella relazione, dentro quella sofferenza, dentro quella croce ti dice oggi sarai con me.
Non c’è da aspettare domani, dopo, quando, forse, dove, quando finisce, quando non c’è più.
Oggi sarai con me. Questo è il Paradiso.
Non ci sono situazioni che ce lo avvicinano o allontanano, ma forse sta proprio nella piena conoscenza di noi stessi, la
nostra consapevolezza di chi si rivolge al Signore e gli dice ‘abbi pietà di me. Ricordati di me quando sarai nel tuo regno’.
Quando possiamo dirlo?
Quando smettiamo di essere gente che vuole farsi da sola, che vuole costruirsi sulle sue forze, che pensa di essere più bravo
di altri, che si misura con tutti quelli che lo circondano.
Quando abbiamo la consapevolezza di dire ‘Abbi pietà di me’.
L’ultima parola Padre nelle tue mani consegno il mio Spirito.
Luca non fa gridare Gesù, ma dice la cosa più importante ‘nelle tue mani consegno il mio Spirito’.
Lui, quel figlio, quel giusto che avrebbe potuto in quel momento recriminare dicendo Perché?
Ci dice cos’è il vero Paradiso, che cos’è la vera dimensione di Dio.
E’ questa fiducia, questo abbandono, questa consegna, questo velo che si squarcia e finalmente permette all’umanità di
vedere cosa c’è l’oltre di Dio, c’è questo: un figlio che vivendo nella giustizia, in ogni istante della sua vita, nell’istante

più drammatico della sua vita dice ‘Padre mi fido di te, anche se tutto mi sta venendo meno, mi fido perché so che tu ci sei,
a te mi consegno e questo mi basta.’ Questo abbandono fiducioso che c’è nell’intimità di Gesù …
So che ci sei, non vuoi solo il mio bene, ma vuoi quello dell’umanità intera, anche quello che sto vivendo adesso ed è per
quello e mi fido di te, mi hai chiesto di esserci e ci rimango fino alla fine, non mi tiro indietro.
Dentro questa Passione di Gesù, dentro suo essere appassionato per l’umanità possiamo comprendere come siamo
interrogati come persone, come comunità cristiana.
Ogni anno ci viene chiesto, dentro questo dirsi di Gesù all’umanità, cosa ti manca per stare da figlio, da credente, dentro la
vita? Non semplicemente da uomo, da uno che fa tante cose, da uno che si sente vivere, ma da uno che vive veramente,
cosa ci manca di fronte a un Dio che ci dice che la vita per Lui si gioca, si spende, si appassiona così, dentro questo
progetto, questa attrazione profonda per l’umanità?
Potremmo dirci che spesso e volentieri ci sentiamo sedotti dalle cose e facciamo fatica a vivere liberi, ci sentiamo illusi e
difficilmente siamo capaci di consapevolezza, se questo è veramente la passione di Dio come il Vangelo ce la consegna,
allora dobbiamo avere il coraggio di chiederci:
Cosa manca alla nostra comunità per essere una comunità veramente appassionata nel suo modo di credere?
Consegno due cose, non senza fatica, perché innanzitutto viene chiesto al pastore se è capace di educare questa comunità
alla Passione di Cristo, ad entrare in sintonia con questo cuore appassionato di Cristo.
La prima cosa che ci manca con profondità è la preghiera, essere una comunità che ascolta, non una comunità frenetica di
chi di fronte alle cose vuole risolverle rimboccandosi le maniche.
Dobbiamo ammettere a noi stessi che la prima dinamica, la prima azione del cuore è quella di essere affamato e assetato di
Dio, della Sua presenza, della Sua parola.
Come dice Gesù ‘Mancano operai per la messe, la messe è abbondante’ e cosa dice ‘Pregate il padrone della messe’, perché
ci faccia comprendere, risvegli il nostro cuore per essere operai al servizio della messe, altrimenti facciamo e falciamo le
cose ‘tanto per’, dobbiamo avere questo coraggio.
Ho provato in questa settimana con qualcuno, perché non vivere la preghiera anche alla sera?
Iniziamo al mattino con il rosario, le lodi, la celebrazione della messa, perché non chiudere così anche la giornata?
Prima di spegnere il tutto perché non vivere la preghiera del vespero alle 18.15 insieme? Certo non si può tutti, gli orari del
lavoro sono tanti, ma dobbiamo avere il coraggio di dire a noi stessi ‘Possono essere quei dieci minuti che mi cambiano lo
sguardo nella vita?’ A volte sì, a volte può essere, può avvenire, possiamo pregare per una comunità, perché ci possa essere
nelle case, nel lavoro, nelle scelte uno spirito in più.
La seconda cosa, se questa è la passione di Dio dobbiamo starci in modo fiducioso dentro l’umile volontà di Dio, dicendo a
noi stessi che l’unica immagine che deve emergere è quella dell’agire in nome suo, dell’essere contento quando posso
portare all’altro il gusto e il senso della presenza di Dio che mi si fa vicino.
Come?
Interrogando così ogni singolo impegno pastorale che viviamo, catechista, allenatore, barista, ecc.
Abbiamo la piena consapevolezza che dentro quel ruolo non c’è l’immagine di me che passa ma c’è l’immagine di Dio al
servizio di una comunità, altrimenti siamo già morti! Se cerchiamo spazi, ruoli che ci identifichino e gratifichino siamo
morti, passi solo tu. Puoi essere simpatico a qualcuno ma rompere le scatole a qualcun altro, ma questa non è nessuna
comunità né umana né cristiana.
Se Dio si appassiona dell’umanità noi di cosa ci appassioniamo in nome suo?
Se ho un servizio dentro la comunità confesso e professo questo e lo rileggo dentro questa relazione.
Siamo dentro questa comunità e se non abbiamo un servizio ci dobbiamo chiedere perché? E’ il modo giusto, vero, vivo di
vivere la fede o ancora una volta stiamo vivendo e gridando il nostro io che si accomoda in tutto?
Grazie, Signore, perché non smetti mai di appassionarti di ciascuno di noi, di questa comunità!


Preghiera

Signore, sei venuto a cercare tutto quello che si smarriva;
sei venuto a salvare ciò che era perduto;
tu mi cerchi, Signore, e ancora oggi mi trovi e mi salvi.
Tu solo sei la mia salvezza;
non posso pretendere di salvarmi da solo, con le mie forze;
troppo spesso ho fatto la penosa esperienza della mia intima debolezza.
Aiutami Signore a comprendere, più coscientemente,
quello che in me si oppone al tuo amore,
ciò che ostacola le tue offerte di grazia e mi allontana da te.
Salvami Signore,
ti chiedo sinceramente perdono
e aspetto da te la forza superiore che mi libererà. Amen