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I Domenica di Avvento – Anno A

…non si accorsero di nulla... Vegliate!

 

 

 

Dal Vangelo secondo Mt 24, 37-44

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: « 37 Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del
Figlio dell’uomo.  38 Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano,
prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca,  39 e non si
accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio
dell’uomo.  40 Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato.  41 Due
donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.
42 Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà.  43 Cercate di capire
questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si
lascerebbe scassinare la casa.  44 Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate,
viene il Figlio dell’uomo».

Commento

La saggezza del tempo liturgico ci pone un nuovo spazio per ricordare che la nostra esistenza tende a.
Il tempo dell’Avvento è il tempo in cui l’uomo ricorda che la propria esistenza non è un cammino
sparso nel vuoto, ma è un tendere, un tendere a qualcuno.
‘Attende’ così è la declinazione del verbo, ma solo chi ama veramente sa far diventare quest’ attesa
germoglio di speranza, e non semplicemente preoccupazione del tempo, misurazione di quanto
manca.
Che cosa nutre l’attesa? La possibilità di un incontro.
Anche l’evangelista Luca, che ci ha accompagnato in tutto il tempo dell’anno liturgico che si è
appena concluso, ci ha sempre detto oggi la salvezza è entrata in questa casa.
L’evangelista Matteo, di cui abbiamo iniziato ad ascoltare la Parola e che ci accompagnerà in
quest’anno liturgico, forza la grammatica.
Nell’ultima frase ‘Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il
Figlio dell’uomo’.
Si guarda ad un futuro, lo si può immaginare e lui mette un verbo al presente, perché è già preparato
ad un incontro. Ci ricorda che il credente è chi cerca costantemente di riscoprire nell’oggi della sua
vita quei segni grandiosi, stupendi, possibili del volto di Dio che si rende presente nella sua
esistenza.
Cosa vogliamo cogliere dai brani di vangelo che ci accompagneranno al prossimo Natale?
Innanzitutto, quel richiamo profondo che Matteo indica con una parola importante: nei giorni del
tempo di Noè questi uomini vivevano, mangiavano, bevevano, prendevano, compravano, facevano
le cose quotidiane che sono l’ordinario del vivere ma non si accorsero di nulla.
C’è un diluvio molto più profondo che sta attorno alla nostra vita, il diluvio di cose che sommerge il
quotidiano del nostro esistere, delle nostre relazioni e non ci permette di poter scoprire quel senso,
quel gusto, quella vocazione profonda della nostra esistenza.
Siamo così sommersi di cose e di emozioni che non ci chiediamo più perché.
Perché viviamo? Verso chi stiamo camminando? Qual è la maturità della nostra esistenza?
Qual è la pienezza del nostro modo di amare e di vivere?
Ci dimentichiamo e permettiamo semplicemente a tutto ciò che ci circonda e tante volte ci
sommerge, di definirci … Ma sono le cose che dicono la verità della nostra vita?
Oppure è qualcosa di più profondo? Dobbiamo dire grazie al tempo della Chiesa che ci richiama,
come credenti, ad avere il coraggio di dire una parola di verità sulla nostra vita.
Che cosa rende l’uomo, uomo? Che cosa rende il credente, figlio di Dio? Le cose che fa, le
possibilità che ha, le risorse che gli stanno in tasca, le abilità che possiede nelle mani? Oppure è
quando siamo chiamati e capaci di dire una parola profetica sul nostro esistere, che è una parola

affamata e assetata di verità, di giustizia, carica di misericordia, coraggiosa nella speranza,
rispettosa della dignità, capace di riconoscere i germogli più che pretenziosa di avere già dei frutti,
dei segni maturi, che gli rispondano e gli diano il tutto?
Ecco il cristiano che cosa attende, verso chi tende.
E’ la pienezza dell’incontro con il volto di Dio!
Allora ogni oggi, ogni incontro diventa possibile come rivelatore di questo volto, anche addirittura
sotto il peso e il mistero della croce, quando la vita ci fa attraversare e ci interroga sulla sofferenza.
Il cristiano a cosa tende?
Solo alla soluzione di un problema oppure a poter parlare di Dio anche dentro questa situazione, a
poter riconoscere Lui anche dentro questa situazione?
E’ bellissimo il pezzetto del Vangelo dove dice ‘lavoravano tutti e due alla mola, macinavano tutte
e due insieme, lavoravano insieme nel campo, ma non si conoscevano, facevano la stessa cosa, ma
uno è stato capace di parlare di Dio, l’altro no. Uno è stato capace di tendere a Dio, l’altro no.
Ancora per ricordarci che non è il lavoro, non è il fare, non è ciò di cui ci circondiamo che ci fa
parlare di Dio, che ci fa essere profeti, costruttori del suo regno.
Ancora una volta la Chiesa ci ricorda se noi stiamo tendendo a questo, se tra le tante cose dei nostri
giorni, le parole, i segni, la presenza della nostra vita parla, è intrisa del Regno di Dio oppure stiamo
facendo altro, se il diluvio ha già annegato anche noi, ha già sommerso le nostre parole e le nostre
speranze.
Dio viene, tenetevi pronti, vegliate…
Addirittura, San Paolo ci dice ‘gettate via le opere delle tenebre e indossate le armi della luce’.
Quasi a ricordarci che questa cosa della tensione verso Lui, verso il Regno di Dio è un
combattimento.
Tra poco sentiremo il Battista che dice ‘il regno di Dio viene, solo i forti lo possiedono.’
E’ vero, perché c’è un combattimento da fare non tanto con armi materiali, ma da fare dentro di noi,
perché non ci sia nessun diluvio di pensieri, di preoccupazioni, peggio ancora di routine e
monotonia che ci schiacci.
Abbiamo bisogno di combattere perché il tempo non ci venga strappato via come un ladro, ma
perché il tempo della nostra vita sia abitato, tesi ad un incontro... solo chi ama veramente attende!
Noi cosa stiamo facendo? Noi come stiamo vivendo?
Diciamo il grazie con la liturgia della Chiesa, perché possiamo scoprire questo volto di Dio che si
dipana in mezzo a noi, che si svela e si rivela continuamente per dirci che l’oggi della nostra vita è
già abitato da Lui.
Aiutaci, Signore, ad essere capaci di Te!

Preghiera

Si allietino i cieli ed esulti la terra, si rallegrino i monti nella gioia.
Perché verrà il Signore, nostro Dio, e avrà misericordia dei suoi poveri.
O cieli, stillate rugiada e le nubi piovano il Giusto, si apra la terra e germogli il Salvatore.
Vieni a liberarci, Signore, Dio dell'universo, mostraci il tuo volto e noi saremo salvi.
Vieni, Signore, a visitarci nella pace e saremo lieti davanti a te di gioia perfetta.
Dispiega la tua potenza, o Signore, e donaci la salvezza.
Vieni, Signore, non tardare, perdona i peccati del tuo popolo.
Vieni e mostraci il tuo volto, Signore, che siedi nell'alto dei cieli.
Maranathà, vieni Signore Gesù!