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XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

(Anno C)

…Salva te stesso

 

 

 

Dal Vangelo secondo Luca 23, 35-43

In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,]  35 il popolo stava a vedere; i capi invece lo
deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto».  36 Anche i
soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto  37 e dicevano: «Se tu sei il re dei
Giudei, salva te stesso».  38 Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
39 Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e
noi!».  40 L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei
condannato alla stessa pena?  41 Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per
le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».  42 E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando
entrerai nel tuo regno».  43 Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

Commento

C’è una parola che risuona forte in questo Vangelo: Salva te stesso!
E’ forse l’esperienza più umana, è il grido più profondo, è il bisogno che nasce dall’interiorità, tutti noi di
fronte ad ogni situazione, salva te stesso!
Contempliamo la croce, fissiamo il Crocifisso: non ha risposto a quella categoria di teologi che, in nome di
Dio, gli chiedevano dov’è la salvezza; non ha risposto a quei soldati che in nome della forza e del potere
umano gli chiedevano di vedere il segno della forza nella forma della salvezza, della liberazione; non ha
risposto nemmeno al grido disperato di quel malfattore crocifisso con lui: salva te stesso.
Dio salva, ma non se stesso, prendendo le distanze dagli altri, tirandosi fuori dai problemi, allontanandosi
dalla fatica, preservandosi dal male e dalla sofferenza. Quando noi leviamo questo grido, lo facciamo per
questo.
Ultimamente la nostra cultura ci sta facendo sentire ancora più forte il peso di questo grido dicendo salvaci,
da quelli che sono diversi, di un’altra cultura, di un’altra nazione, di un altro colore della pelle, di un altro
pensiero, di un altro modo di fare. Quasi a dire preservaci da questo, non farci incontrare cose di questo
genere.
La nostra vita sembra che venga rovinata da questo…
Quanto volte il salvaci è un prendere la distanza?
Dio salva e ci ha dato la risposta.
Oggi sarai con me, perché quello che ci crocifigge, che ci ferisce, che ci provoca, che ci pesa, che fa
evidenziare la nostra povertà, la nostra pochezza, io l’ho preso sulle mie spalle, ci sono stato dentro.
Di fronte a queste tre affermazioni del ‘salva te stesso’, rimarchiamo altre tre affermazioni che ci dicono
l’immagine stupenda di Dio.
Dovremmo prenderci del tempo per starci sopra nella preghiera, nel silenzio, nella meditazione, per
approfondire la Parola della Scrittura.
Innanzitutto, uno dei malfattori appeso alla croce lo insultava dicendo: non sei tu il Cristo?
Ritorna fuori quella domanda antica che solo Luca riporta con molta delicatezza ed accuratezza.
E’ la stessa domanda che ha posto il demonio nelle tentazioni, nella prima domenica di Quaresima.
Se tu sei il figlio di Dio, se tu sei il Cristo, dì che queste pietre diventino pane, buttati giù dal pinnacolo del
tempio e qualcuno ti preserverà.
Quelle tentazioni, solo nel vangelo di Luca, si concludono così ‘dopo aver compiuto ogni serie di tentazioni e
di prova, il demonio si allontanò per tornare nel momento opportuno.’
Torna, nel momento della croce e ancora una volta richiede le stesse cose:
Sei il figlio di Dio? E’ messa in dubbio l’identità. Chi sei?
Che bello poter stare di fronte al Crocifisso, uno che è dentro nel mistero del dolore e chiedere: chi sei?

Anche se è assolutamente sofferente e faticoso, che bello stare accanto ad un fratello nella sofferenza ed
aiutarlo a dire: in questo momento esce la tua vera identità, non perché sei povero, non perché sei sconfitto,
ma perché sei figlio di Dio e basta questo!
Se avessimo la piena consapevolezza che la nostra vita basta in quel momento, basta di quella cosa lì, e noi
possiamo stare sulla terra a testa alta perché siamo figli di Dio!
Non abbiamo bisogno di appellativi, dottore, ingegnere, ricco o povero, siamo figli di Dio!
Ci basta questo, il nostro genitivo, la nostra specificità è l’essere di Dio, non figli, essere di Dio, partecipi di
Lui, di un’unica generazione.
Quest’uomo ha riconosciuto che chi aveva accanto non era un malfattore, era di Dio… se sei il suo Messia,
se sei il suo Cristo.
E’ una domanda profonda.
Cosa rivela di noi la vita? Quando pensiamo di manifestare il nostro vero volto nella vita?
Quando siamo capaci di fare tante cose, avere tante belle pretese, idee, progetti o quando siamo di Dio? Ci
basta questo o la sentiamo come cosa povera, da cui dobbiamo essere salvati ed allora abbiamo bisogno un
altro titolo per avere la certezza della salvezza?
E’ una sottile tentazione, che come ha attraversato il Figlio di Dio, attraversa tutti noi, in ogni istante, in ogni
momento.
Che cosa dice la tua identità, quando la riveli? Quando sei rivestito delle tue corazze o quando sei di Lui?
La riposta del buon ladrone: Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena?
Forse non c’è parola più bella su Gesù di questa. Chi è Gesù? E’ uno che ha preso la nostra stessa pena, ha
condiviso la nostra stessa pena del vivere, partecipa della nostra condizione.
Non c’è segno più grande e più bello dell’amore quando si prende la condizione dell’amato, quando ci si
spoglia delle proprie pretese e si sta accanto, si sta vicino, si vive la stessa prova, si porta lo stesso peso.
Non è qualcuno che dall’alto della Sua potenza ci ha tirato fuori dal male, ma è uno che è stato condannato
della nostra stessa pena.
Come dice San Paolo, Lui pur essendo figlio di Dio non considerò un tesoro prezioso la sua identità divina,
ma si è spogliato fino ad arrivare alle bassezze della situazione umana.
Ce lai fai, ce la faresti? Sei capace di amare fino ad arrivare lì?
Quante volte l’amore, per noi, molla prima, perché quello che l’altro chiede è troppo?
Quanto ci smuove il nostro modo di amare?
Noi giustamente riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni, Egli invece non ha fatto
nulla di male.
Il vero volto della santità di Dio, che Gesù ci rivela, è proprio questo, quello di chi non si fa imprigionare dal
male.
Gesù ha cercato fermamente, sempre, una via di bene, un accesso possibile nel cuore di ogni uomo.
Quanto paghiamo per il bene ogni giorno? La regalità delle nostre azioni, della nostra vita esce da questo, da
quanto siamo disposti a pagare per il bene possibile, nei confronti di una sorella, di un fratello.
Diciamo che ha sbagliato l’altro, deve venire prima lui a chiederci scusa …
Quanto costa fare il primo passo, quando una situazione non funziona?
Ancora una volta devo io? Sì! Chi ama si muove, si mette in cammino, non aspetta.
E’ questo ciò che la regalità di Cristo ci chiede di celebrare. Non è scendere a patti o a poteri che alludono a
chissà che cosa, ma è l’aiutarci a riconoscere qual è la nostra vera dignità di figli, che ci fa mettere in gioco
questa bellezza, che ci fa cercare questa pienezza di vita.
Signore Gesù, Tu sei re di vita e pur dall’alto della croce ci ricordi quanto costa, quanto vale la nostra vita
perché ancora una volta non avresti vergogna e paura ad avvicinarti alla povertà della nostra esistenza per
riscattarla!

Preghiera

Che tu sia benedetto, Signore Gesù, nostro re! Sei tu il pastore che ci conduce alle sorgenti della vita, ti
prendi cura di coloro che si sono feriti lungo la via, porti sulle spalle coloro che non hanno più la forza
di andare avanti. Che tu sia benedetto, Signore Gesù, nostra guida. Sei tu la parola che arriva al
profondo e dichiara dove si trova il male, ma offre anche la medicina della misericordia e del perdono,
della speranza e dell’amore. Che tu sia benedetto, Signore Gesù, re dell'universo! Sei tu l’amico e il
compagno dei piccoli e dei poveri, che ti nascondi in ogni piccolo e ci visiti in ogni bisognoso. A te la
gloria, nostro Re e Pastore!